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Faithful. People around the world

People around the world
Sono fotografie che raccontano un viaggio. Uomini e luoghi con un comune denominatore definito a priori: un maglione nero.
Le uniformi, per definizione, annullano la personalità; qui la esaltano, alimentano ciò che ai soggetti appartiene ed è inconfondibile, più forte proprio perché ridotto.
Così, abbiamo a che fare con un reportage firmato: un maglione nero come segno, come un filo di lana che non si spezza, che accomuna persone tra loro diverse, lontane o lontanissime; un maglione, uno solo, come un monocromo indispensabile all'inquadratura, abbastanza per dare un senso al percorso, per offrire una costrizione stimolante.
Nelle fotografie di Carlo Orsi abbiamo un'umanità forte e scelta, abbiamo ritratti a doppia lettura, persone capaci di manifestare una relazione immediata e necessaria con il paesaggio dentro il quale vivono.
Oppure paesaggi naturalmente popolati dai propri abitanti: due entità che appartengono, una doppia appartenenza palese. Basta una ruga, un gesto minimo, una postura; basta un elemento paesaggistico o architettonico per produrre una comunicazione esauriente, per fissare le tappe di un giro attorno al mondo senza confronti o precedenti, non replicabile nemmeno ripercorrendo.
Il maglione nero serve a questo: a sottrarre il superfluo, e a indicare una possibilità di relazione, qualcosa di molto semplice che ci permette di riconoscere e condividere, di stare assieme, in definitiva, eliminando ciò che complica, che impedisce. Come se fosse possibile verificare una globalizzazione morbida, prodotta dall'anima, dalle parole, dai sentimenti.
Del resto, Carlo Orsi: una persona fuori quota, che ha salvato dentro gli anni una forza emotiva senza prezzo, che ha sempre voglia di osservare le proprie contraddizioni, i propri grumi.
Forse la consuetudine dei testi introduttivi consiglia di evitare i dati personali, ma non importa: qui c'è un'anima in viaggio, e la si vede specchiata nelle inquadrature, nella scelta dei soggetti, in questi cieli così tipici e inconfondibili. Qui c'è Carlo che viaggia, come ha sempre fatto, dentro se stesso, indossando anche lui un maglione nero.
E si tratta di un dato talmente evidente da trasformare la sequenza delle fotografie in una sorta di autoritratto prezioso, dentro il quale, volendo, chiunque può scovare qualcosa che gli appartiene, che riguarda il desiderio di offrirsi, di stare esposti, vulnerabili e commossi nella vita, nei luoghi della vita.
Ecco, abbiamo fotografie da ascoltare, cariche di rumori metropolitani, di vento, di silenzio, cariche di voci: molte, moltissime e diverse, tra le quali possiamo senza fatica riconoscere la nostra
(Giorgio Terruzzi, testo introduttivo, in Faithful. People around the world, Skira, Milano 2004, p. 4)
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